La Lega ed il MoVimento Cinque Stelle ne avevano fatto un cavallo di battaglia elettorale: riformare il sistema pensionistico introducendo dei criteri diversi per il calcolo dell’età pensionabile. Con la manovra finanziaria alle spalle, ora c’è anche il decreto attuativo che introduce i criteri necessari per andare in pensione con Quota 100: in questa guida vedremo sia quali siano questi criteri che come si faccia a calcolare l’importo dell’assegno contributivo.
A che età si va in pensione con Quota 100
Per il primo triennio, dal 1 gennaio 2019 al 31 dicembre 2021, per andare in pensione grazie alle novità della riforma pensionistica serviranno 62 anni di età e 38 anni di contributi versati. Si nota facilmente che sommando 38 e 62 si ottiene 100, da cui il nome stesso della riforma.
Hanno diritto all’assegno pensionistico tutte quelle persone che hanno raggiunto almeno 62 anni di età e che, sommando alla loro età gli anni di contributi versati, raggiungono almeno un risultato pari a 100. Può ad esempio essere il caso di una persona di 65 anni che ha versato i contributi per 36, in quanto 65 + 36 = 101.
Esistono delle possibili eccezioni a questo criterio, anche se rare:
- Per favorire il ricambio generazionale dei lavoratori è infatti stata predisposta la possibilità di creare dei fondi bilaterali. Si tratta di fondi creati dalle associazioni di categoria, che possono integrare fino a 3 anni di contributi per conto dei loro iscritti; praticamente, se sei iscritto ad un’associazione che prevede un fondo di questo genere, a 59 anni potresti già andare in pensione a patto che il fondo versi nelle casse dell’INPS un assegno pari ai contributi che dovresti versare in questi tre anni;
- Le persone che hanno versato almeno 41 anni di contributi (i lavoratori precoci) potranno andare in pensione a prescindere dalla loro età.
Altre due eccezioni sono:
- Le persone che decideranno di riscattare gli anni della laurea, che potranno andare in pensione prima ma che di fatto devono pagare per farlo;
- Le persone che versano dei contributi in un fondo pensionistico integrativo, i quali potranno decidere di conteggiare i contributi integrativi versati per anticipare la data di pensionamento. Non potranno tuttavia essere conteggiati i periodi in cui si sono pagati dei contributi sia all’INPS che ad un altro fondo integrativo.
Pensione con Quota 100, come calcolare l’assegno pensionistico
Questo discorso è un pochino complesso. Cominciamo dicendo che il decreto non prevede penalizzazioni, per cui chi usufruirà di questa riforma percepirà esattamente la stessa cifra di prima. Bisogna però fare una distinzione tra i diversi regimi di calcolo che sono stati introdotti prima e dopo la legge Fornero:
- Chi ha maturato la maggior parte dei suoi contributi versati prima del 31 dicembre 1995 vedrà il suo assegno calcolato secondo il regime retributivo (pensione più alta);
- Chi ha maturato la maggior parte dei suoi contributi dopo il 31 dicembre 1995, dovrà calcolare il suo assegno secondo il metodo misto;
- Chi al 31 dicembre 1995 non aveva ancora mai versato contributi, dovrà calcolare interamente l’assegno pensionistico sulla base del modello contributivo.
In ogni caso ci si può aiutare con lo strumento dell’INPS o con qualsiasi altro strumento di calcolo disponibile online per sapere le cifre esatte. Basta inserire qualche dato ed il gioco è fatto.
Quando si percepisce l’assegno di Quota 100?
Per percepire l’assegno pensionistico sono previste tempistiche diverse a seconda dei casi:
- Chi ha maturato le condizioni necessarie per aderire alla riforma prima del 1 gennaio 2019 dovrà attendere aprile per ricevere il suo primo assegno;
- Chi ha maturato le condizioni necessarie dopo il 1 gennaio 2019, quindi da quella data in poi, dovrà attendere tre mesi prima di andare in pensione.
Questi criteri non valgono per i dipendenti pubblici, che invece avranno tempi di attesa leggermente maggiori:
- Chi ha maturato le condizioni necessarie prima del 1 gennaio 2019 dovrà attendere fino a luglio per andare in pensione a tutti gli effetti;
- Chi ha maturato le condizioni necessarie lavorando nei pubblici uffici dopo tale data, dovrà attendere un periodo di sei mesi prima di poter ricevere l’assegno mensile dell’INPS.
Infine c’è ancora un’eccezione che riguarda esclusivamente i dipendenti delle scuole pubbliche. Vale soltanto per chi ha raggiunto Quota 100 prima dell’inizio del nuovo anno; questi lavoratori, anziché aspettare sei mesi come i normali dipendenti pubblici, potranno ricevere il primo assegno già alla fine di febbraio.
Vale solo per i dipendenti?
Al momento la normativa è totalmente incentrata sull’INPS. Non vi sono dunque distinzioni tra liberi professionisti, imprenditori e dipendenti: quello che conta è che i contributi siano stati versati nelle casse della previdenza pubblica. Come abbiamo anticipato prima, è possibile riscattare gli anni di contributi versati in un fondo diverso dall’INPS se in quello stesso periodo non sono stati versati anche i contributi alla cassa di previdenza nazionale.
Di base, dunque, possiamo affermare che per i professionisti valgano praticamente le stesse condizioni che valgono per i dipendenti. La differenza sostanziale è soltanto che la parte di contributi versata in una cassa professionale non potrà essere conteggiata per il calcolo della pensione anticipata; su questa parte di fondi verranno dunque applicati i regolamenti di chi gestisce la cassa, non la nuova normativa Quota 100.
Quota 100 e Opzione Donna
Opzione Donna è un programma governativo che permette alle donne di andare in pensione prima del tempo necessario agli uomini. Questo è uno dei fattori considerati dalla riforma Quota 100, che consente così una doppia agevolazione alle lavoratrici femminili: queste, in alcuni casi, possono andare in pensione già a 58 anni. Possono richiedere la pensione:
- Le lavoratrici dipendenti con 35 anni di contributi;
- Le lavoratrici libere professioniste con 35 anni di contributi.
Per fare domanda è sufficiente utilizzare il sito dell’INPS, oppure rivolgersi ad un CAF (Centro di Assistenza Fiscale) in cui verrà prestata tutta la dovuta assistenza. In ogni caso, per orientarsi sul portale dell’ente di previdenza sociale, bisogna seguire il percorso indicato per “Contributo sperimentale lavoratrici” e non quello per “Quota 100”.