No, non è la solita bufala o la solita truffa che vuole inviare virus con la promessa di rendere finalmente gratis il servizio di messaggistica più utilizzato al mondo, WhatsApp. Questa volta è vero: WhatsApp diventa gratis: non si pagheranno più gli 89 centesimi annuali.
Anche se si tratta solo di pochi centesimi all’anno, infatti, gli utenti dell’app non sono proprio entusiasti di pagare per il servizio, tanto che spesso cercano delle scorciatoie per evitare il pagamento. La popolare chat di proprietà di Facebook ha annunciato oggi che sarà eliminato il «canone» annuale di 99 centesimi di dollaro introdotto qualche anno fa non senza polemiche – in Europa corrispondente ad 89 centesimi.
Tuttavia, promette la compagnia, non significa che arriverà la pubblicità sulla chat. «Siamo cresciuti», si legge nel comunicato ufficiale, «e abbiamo scoperto che questo approccio non ha funzionato bene». Molti utenti non hanno una carta di debito o di credito e «sono preoccupati di perdere i contatti con amici e familiari dopo il primo anno di utilizzo».
Nelle prossime settimane ogni canone di utilizzo sarà rimosso dalle diverse versioni dell’applicazione e WhatsApp non addebiterà più nulla per il suo servizio. La domanda però sorge spontanea: e chi ha già pagato in anticipo due o più anni?
L’annuncio sul blog segue quello fatto oggi a Monaco da Jan Koum, fondatore di WhatsApp. La motivazione è semplice: questo sistema avrebbe creato problemi in mercati in via di sviluppo dove l’accesso ai sistemi bancari non è capillare. Ed è fondamentale per Zuckerberg espandersi soprattutto in questi mercati.
Non un favore a noi occidentali, dunque, ma strategia di marketing ben studiata per aprire le porte a nuovi, ricchissimi mercati, ora in espansione.
Anche se non arriverà la pubblicità, inoltre, la compagnia comincerà a testare strumenti che consentono agli utenti di comunicare tramite WhatsApp con aziende e organizzazioni di proprio interesse. Ad esempio: con la propria banca sulle ultime transazioni, oppure con una compagnia aerea per il volo in ritardo.